La Lanterna del Popolo

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La protesta degli agricoltori europei

contro le politiche agricole europee

La protesta nasce in Francia, si estende in Germania, poi al Nord Italia, e il Sud è l'ultima ruota del carro!

 

© - La Lanterna del Popolo (2024)

di Domenico Basile

Era il lontano 8 Febbraio 2023, oltre un anno fa, quando gli agricoltori francesi diedero il via ad una "Marcia su Parigi" con oltre 500 trattori ed oltre 2.000 agricoltori, che sono stati capaci di creare 354 km di ingorghi per protestare contro i vincoli che pesano sull'agricoltura, e in particolare il divieto di utilizzare insetticidi per la coltivazione della barbabietola da cui si estrae lo zucchero.

Ovviamente di tutto ciò non ne avrete saputo nulla poichè le notizie che devono essere date in pasto al gregge italiano devono essere opportunamente filtrate e censurate dai mass media nazionali.

Ad Aprile la protesta si estese contro la decisione del governo di realizzare enormi bacini idrici ad uso esclusivo dei grandi coltivatori di mais.

Insomma, ancora una volta il popolo francese ha dimostrato che la "rivoluzione" è nel loro DNA.

Il 4 Settembre la protesta scoppia in Spagna, dove quasi 6.000 agricoltori si sono dati appuntamento a Cordoba per chiedere un radicale cambiamento della politica agricola europea.

Gli agricoltori si sentono soffocati dall'aumento dei costi di produzione, dalla siccità, dalla mancanza di redditività dei prodotti agricoli e dalla crescente concorrenza sleale dei paesi extra-UE che impone un maggior controllo alle frontiere per garantire soltanto l'ingresso di alimenti prodotti secondo gli stessi requisiti fitosanitari, lavorativi e di qualità a cui devono sottostare i produttori europei.

Il 19 Ottobre è la volta dei viticoltori francesi che radunatisi lungo la frontiera tra Francia e Spagna hanno bloccato gli auotrasportatori in ingresso e assaltato i loro mezzi riversando migliaia di litri di vino di provenienza spagnola e marocchina, chiedendo esenzioni fiscali, aiuti per ettaro coltivato e sostegno finanziario per ristrutturare i vigneti e poter essere competitivi sul mercato.

A Novembre gli agricoltori francesi hanno fatto partire una protesta silenziosa, invertendo migliaia di cartelli stradali per contestare le attuali politiche agricole ma senza nessun risultato, così a partire dal 24 Novembre "les enfants de la patrie" hanno deciso di passare alle maniere forti per far sentire la loro voce e attirare l'attenzione, e da un punto di vista olfattivo ci sono sicuramente riusciti.

Gli allevatori hanno così deciso di scaricare Tir di letame nei pressi di ristoranti McDonalds e Burger King accusati di non acquistare carne francese.

Alcuni agricoltori, invece, hanno caricato alcuni mezzi grazie ai quali hanno scaricato o "sparato" 300 metri cubi di letame fumante contro edifici, statali, uffici pubblici, e palazzi del potere.

La protesta clamorosa e colorita e rimbalzata in Europa contagiando altri paesi.

L'8 Gennaio la protesta sbarca anche in Germania dove gli agricoltori con i loro trattori si sono messi in marcia verso Berlino e altre città, con l'intento di bloccare il Paese intasando le autostrade.

Gli agricoltori protestano contro i tagli ai sussidi, contro il taglio delle sovvenzioni al diesel e l’abrogazione dell’esenzione dal bollo dei veicoli a uso agricolo, ma soprattutto a contrastare il "Farm to Fork", il programma dell’Unione europea che prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli, la conversione a biologico del 25% della superficie coltivabile, l’abbattimento di concimi e fitofarmaci oltre alla rotazione forzata dei cereali, misure che rischiano di far saltare il settore agricolo europeo.

E' in tutto questo marasma europeo, dove proprio la "trojka" ha fatto da apripista, quale ruolo ha scelto di interpretare l'Italia degli agricoltori italiani?

Quello che da sempre li vede "zitti e muti", proprio come la canzone dei Maneskin.

Abituati da secoli di dominazioni straniere a tenere il capo chino, hanno atteso fino all'ultimo per capire da che parte soffiasse il vento, per poi salire sul carro del vincitore per gridare al momento giusto: "Evviva Napoleone!" oppure "Evviva u Burbone!".

Ovviamente la protesta è partita prima dal Nord Italia per poi giungere al Sud dove, brutto a dirsi, i più non conoscono neppure i motivi della protesta.

Confagricoltura, CIA e Coldiretti, "zitti e muti" fino all'ultimo hanno iniziato a sventolare le bandiere per timore di vedere il proprio gregge allontanarsi.

Eppure Divulga, uno dei più importanti centri studio agricoli d’Europa, ha stimato l’impatto del Farm to Fork sulla produzione continentale.

E' previsto un calo della produzione del 20%, un calo delle esportazioni del 20%, un aumento delle importazioni del 39% per i cerali, del 93% per gli agrumi, del 209% per il mais, e prezzi folli: +24% per i bovini, +42% per i suini, +42% per olio e vino, etc.

Insomma, un fallimento totale dell’Europa "verde".

Il messaggio appare chiaro e inequivocabile: una economia sostenibile è perseguibile e auspicabile, la transizione ecologica è possibile, ma il prezzo da pagare non può essere la destrutturazione o la distruzione dell'agricoltura e della zootecnia.