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La Lanterna del Popolo |
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Porticciolo di Torre Santa Sabina: è finita! La Lega Navale vince l'ultima battaglia Il paesaggio verrà sacrificato e l'area privatizzata: i cittadini e i turisti pagheranno un prezzo salato
© - La Lanterna del Popolo (2023) di Domenico Basile E' finita, o almeno sembrerebbe così. Con la sentenza del 25 Gennaio 2023 il Consiglio di Stato, Sezione Settima, ha infatti respinto il ricorso presentato da alcuni cittadini e diportisti carovignesi contro la sentenza emessa dal TAR di Lecce con la quale è stata stabilita la legittimità della concessione rilasciata alla neocostituita Lega Navale Italiana, delegazione "Torre Santa Sabina". Ma qui non si stiamo disquisendo se le procedure adottate dalla Lega Navale Italiana siano state corrette o meno, anzi, siamo fermamente convinti che abbiano seguito e rispettato tutte le procedure previste con la massima attenzione. Non siamo neppure qui per valutare e giudicare se le procedure seguite dal Comune di Carovigno relativamente all'iter autorizzativo siano state corrette ed adeguate al problema. Non siamo qui neppure per valutare e giudicare se le procedure seguite dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce siano state corrette. Siamo però personalmente convinti che qualcosa nel sistema non abbia funzionato. Siamo convinti che il Comune di Carovigno abbia delle colpe indiscutibili non avendo comunicato nei modi e nelle forme previste dalla legge la presenza di una vasta ed importantissima area archeologica subacquea riconosciuta a livello internazionale, ma allo stesso tempo non riconosciuta ufficialmente da parte degli organi preposti. Siamo altrettanto convinti, allo stesso modo, che anche la Soprintendenza abbia colpe molto gravi, poichè, pur sapendo dell'esistenza di quest'area archeologica, oggetto di svariate campagne di scavo coordinate dall'Università del Salento negli anni scorsi e pubblicizzata in tanti articoli su numerose pubblicazioni scientifiche di settore, non ha fatto assolutamente nulla per tutelarla venendo così meno allo scopo specifico per il quale le Sovrintendenze sono state istituite: la tutela e la salvaguardia dei beni storici, architettonici, archeologici ed ultimamente, anche paesaggistici. Tali gravi manchevolezze hanno portato al risultato giudiziario che tutti conosciamo molto bene e contro il quale un manipolo di ardimentosi cittadini, a cui va il nostro plauso, ha tentato di opporsi. E' stata quindi fatta giustizia? Forse. Bisognerebbe però capire che giustizia è stata fatta. "Dura lex, sed lex" avrebbero detto i latini, nel senso che per quanto grave e spiacevole, la legge è legge, e in quanto tale va rispettata. Ma siamo davvero sicuri che la legge sia stata applicata correttamente? Allo stesso modo anche la sentenza, in quanto tale va rispettata, ma la sua emanazione non vieta nè impedisce ai più di poterla commentare, e a pochi savi di perdersi in qualche interessante riflessione. Può esistere una giustizia giusta? Certamente si. Se ammettiamo l'esistenza di una giustizia giusta riconosciamo però anche la possibilità dell'esistenza di una giustizia ingiusta? Assolutamente si. Quindi se in nome della giustizia (che ricordiamo essere amministrata dagli uomini) viene emessa una sentenza, ma questa è palesemente ingiusta, possiamo affermare che in nome della giustizia è stata commessa una ingiustizia? Assolutamente si. Questa sentenza, in effetti, lascia l'amaro in bocca, ma carica di grosse responsabilità sia i giudici che hanno emesso la sentenza che coloro che sono risultati beneficiari della stessa sentenza. Fabrizio De Andrè avrebbe detto: "per quanto voi vi sentiate assolti sarete per sempre coinvolti". Coinvolti nell'aver privato il cittadino di un bene da sempre liberamente fruibile a tutti, per trasformarlo in bene riservato per pochi, coinvolti per aver pregiudicato (si spera non per sempre) un'area di inestimabile valore archeologico, coinvolti nella distruzione del paesaggio marino, coinvolti nella distruzione di quella meravigliosa cartolina che Torre Santa Sabina offriva ai suoi estimatori, ai turisti, e più in generale agli amanti del mare. L'unica speranza rimane nelle coscienze umane, ultimo baluardo di questa nostra misera civiltà. La speranza che l'amore per il proprio paese e la propria terra prevalga sugli interessi personali o di una certa elite, e che il bene comune sia il faro capace di illuminare le coscienze di tutti. Non resta quindi che augurarsi un ripensamento ed auspicare che il buon senso umano sappia prevalere sulle sentenze, anche e soprattutto quando queste non sono giuste. |
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