La Lanterna del Popolo

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Perchè Carovigno non cambierà mai pelle

e non diventerà mai ciò che meriterebbe

Politica vera non esiste più: occorre saper amministrare e bisogna volerlo fare per il bene comune

 

© - La Lanterna del Popolo (2023)

di Domenico Basile

A Carovigno, dopo un ventennio di assoluta egemonia del centrodestra, è seguito un decennio di interregni vari, caratterizzati da ben 3 mandati amministrativi conclusi anticipatamente, ed altrettanti commissariamenti prefettizi, nessuno dei quali è stato in grado di lasciare il segno ed incidere positivamente sulla popolazione e sul territorio carovignese.

Una vera iattura potrebbe pensare qualcuno: no, è solo la conseguenza logica delle scelte elettorali della popolazione che, anestetizzata per bene ha affidato le sorti del paese nelle mani sbagliate.

Insomma, ogni popolazione ha il Sindaco e l'amministrazione che merita.

Vi sono poi le vane speranze di qualcuno, che aspetta e spera ancora in una sentenza sfavorevole al Sindaco Massimo Lanzilotti e a Francesco Leoci, da parte della Corte di Appello di Lecce, convinto di poter balzare nuovamente in sella e tuffarsi in una nuova campagna elettorale.

Intanto va chiarito, e ribadito, che indipendentemente dalla sentenza il Sindaco Massimo Lanzilotti governerà tranquillamente fino alla fine del mandato ricevuto, e senza alcun tipo di opposizione concreta, anzi, come risulta dai primi consigli comunali che si sono svolti.

E qualora dovesse giungere una sentenza di incandidabilità, il copione del sequel è già scritto: Alessandro Leoci, consigliere regionale uscente e fratello di Francesco Leoci, sarà il prossimo candidato Sindaco.

Se poi dovessero rendersi necessarie ulteriori figure candidabili non ci sarebbe da stupirsi se dovessimo trovare i nomi di Sabrina Leoci, sorella di Francesco Leoci, e Merilù Barbaro, moglie di Massimo Lanzilotti.

Infatti, si sa, ormai la Politica è come la pasta ... viene fatta in casa.

E i voti , si sa, non si possono disperdere ... devono restare in famiglia.

Va, infatti, riconosciuto il ruolo svolto dall'ex Sindaco Mimmo Mele nel processo involutivo del modo di fare politica in questo paese.

Il veleno e l'odio sparso nel corso della feroce campagna elettorale del 2013 ha lasciato dietro di sé una devastazione sociale senza precedenti.

Come non ricordare la "Marcia sul Municipio", l'operazione squadrista condotta dall'ex Sindaco Mimmo Mele, quando appena eletto guidò centinaia di suoi facinorosi sostenitori che al grido di: "Andiamoci a riprendere quello che è nostro!", proprio come nel film "L’ora legale" con Ficarra e Picone, fecero irruzione negli uffici comunali rivendicandone il possesso e minacciando i dipendenti pubblici del Comune di Carovigno.

Si trattò di una svolta epocale nei toni e nei metodi che creò una profonda frattura sociale, con la conseguente scomparsa della Politica.

In questi anni, infatti, sono morti praticamente tutti i partiti politici.

Sono scomparse dalla Piazza, ma potremmo dire ovunque, tutte le tradizionali sedi di partito che facevano respirare alla città il profumo della politica vera, contribuendo a fare anche aggregazione sociale.

Chi credeva in un ideale o in un programma piuttosto che in un altro, si avvicinava alla Politica, frequentava le sedi di partito all'interno delle quali non si contavano i numeri, ma si discuteva sui programmi, sui problemi della città, su come poterli risolvere, si affrontavano temi disparati, ci si confrontava con gli altri cittadini dello steso partito ed in Piazza anche con quelli di altri partiti, con idee magari completamente diverse, e tutto questo era un arricchimento sociale, culturale e spirituale.

All'interno di alcuni partiti esisteva perfino una scuola di formazione politica, grazie alla quale si veniva formati alla comprensione della politica, della legislazione amministrativa, all'oratoria, e si veniva candidati solo dopo aver fatto la gavetta e acquisito la preparazione necessaria.

Oggi invece ci ritroviamo a dover sopportare la presenza di soggetti che hanno serie difficoltà ad esprimersi in italiano, che non sanno comporre una frase di senso compiuto senza un copione già scritto da altri per loro, privi di cultura e delle basi necessarie per potersi occupare di politica.

Ma allora poniamoci una domanda: perchè Carovigno non cambierà mai pelle e non diventerà mai ciò che meriterebbe di essere?

La risposta è molto semplice: perchè a Carovigno non si fa Politica.

La vera Politica è stata chiusa in soffitta dagli stessi sedicenti politici.

Secondo il filosofo greco Aristotele per Politica si intende l'amministrazione della "Polis" (cioè della città) per il bene di tutti.

Una definizione chiara e nitida: esiste un compito chiaro "amministrare", ed una finalità ben precisa "per il bene di tutti".

Per fare Politica bisogna quindi saper amministrare, ed amministrare una città non è affatto cosa da poco se non si è coadiuvati da soggetti dotati di comprovate capacità ed esperienza in campo amministrativo.

Ogni amministrazione comunale, quindi, parte sempre con il piede sbagliato e ciò indipendentemente dal colore o dall'orientamento politico.

Inoltre per fare Politica bisogna amministrare per il bene di tutti, ovvero, le eventuali capacità amministrative dovrebbero essere volte al bene comune.

E qui le cose vanno ancora peggio, perchè l'uomo, in quanto essere fallace e imperfetto, ha dimostrato di non essere in grado di amministrare per il bene di tutti, poichè antepone sempre i propri interessi davanti a tutto.

L'unica speranza pertanto è quella di tornare alla vera Politica, e a politici veri, che non hanno bisogno della Politica per vivere, ma siano animati da amore per il paese e da una visione lungimirante e disinteressata.