La Lanterna del Popolo

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Carovigno "Città Immobile e Incompiuta"

condannata a restare esattamente com'è

Pianificazione zero, opere pubbliche a rilento, nessuna tutela del territorio e dei beni culturali

 

© - La Lanterna del Popolo (2023)

di Domenico Basile

Carovigno potrebbe senza ombra di dubbio essere definita la "Città Immobile e Incompiuta".

Infatti si tratta di una realtà cittadina immobile, incapace di intraprendere un percorso virtuoso e di perseguirlo con decisione e convinzione.

L'avvicendamento di svariati soggetti alla guida del paese certamente non ha contribuito allo sviluppo de paese, ma riteniamo che alla base di tutto ci sia l'assenza di una reale volontà politica.

Le carenze sono allarmanti e in ogni settore.

Il paese è totalmente privo di strumenti urbanistici come il Piano Urbanistico Generale e il Piano delle Coste, ma è anche privo di un Piano del Traffico, per cui la cui regolamentazione viene lasciata al libero arbitrio del Sindaco di turno.

In buona sostanza viviamo in una realtà in cui l'estemporaneità la fa da padrone demandando tutto al dominus locale che agisce come crede.

Il paese è inoltre privo di nuove progettualità, ed è incapace di iniziare e portare a termine le opere pubbliche che si prefigge, ed ecco alcuni esempi.

La Cittadella dello Sport in Contrada Palchi, un progetto da 6.000.000 euro di cui si parla da mezzo secolo e che forse non vedrà mai la luce.

Il nuovo Cimitero, un progetto di 9.100.000 euro di cui si parla da decenni e di cui non si sa più nulla.

Il Porticciolo Turistico in località Specchiolla, ritenuto dai commissari prefettizi il progetto più qualificante per questo territorio, ben 12.907.000 euro, è parcheggiato da oltre 10 anni.

La nuova circonvallazione del centro urbano, un progetto di 9.200.000 euro che attende di essere realizzato da oltre 10 anni ... e ci fermiamo qui.

Carovigno è inoltre un comune ad alto rischio idrogeologico, sia per quanto riguarda il centro abitato, che per quanto riguarda il territorio in genere ed in particolare le località marine.

Non esiste un piano di interventi, così come non esistono progettualità efficaci per impedire che le strade si trasformino in fiumi in piena, e che la circonvallazione rappresentata oggi da Via Santa Sabina si trasformi in un lago impraticabile ad ogni pioggia che si presenta.

Non vengono realizzate neppure opere realmente efficaci contro i fenomeni di allagamento, e la città e del tutto priva di una rete fognaria bianca.

Come se non bastasse la situazione diviene ancora più pericolosa nelle località marine su cui si riversano i fiumi di acqua che discendono con una certa violenza dalla collina, sventrando le spiagge e provocando danni ad ogni precipitazione, forse sperando che i problemi si risolvano da soli.

Carovigno resta immobile anche di fronte ai suoi beni culturali che è incapace di valorizzare (vedi il Castello), e per la tutela dei quali non muove un dito, e se lo fa, affida il compito a tecnici che non si dimostrano all'altezza, così come è accaduto per la ristrutturazione della Chiesa Madre, della Chiesa del Carmine, della Chiesa dell'Addolorata ed ora anche per l'ex Monastero del Soccorso.

Carovigno resta immobile anche nella tutela del proprio paesaggio, non reagisce all'assalto delle spiagge, non respinge i tentativi di privatizzazione, non tutela le sue dune, il suo paesaggio costiero, i suoi uliveti secolari, come quelli andati distrutti in contrada Bufalaria, proprio all'interno della Riserva Naturale di Torre Guaceto, ormai divenuta una enclave brindisina, una sorta di principato autonomo all'interno della "Repubblichetta" carovignese.

Con queste prerogative nessun territorio e nessun comune può sperare in un futuro radioso.

La verità è che Carovigno e la sua popolazione amano l'immobilismo, la staticità, le tradizioni, temono la novità, rifuggono la modernità e nel dubbio preferiscono la certezza e l'ignavia.

Carovigno è condannata a restare Città Immobile e Incompiuta e i suoi abitanti non possono che incolpare se stessi per la sorte che hanno scelto.