La Lanterna del Popolo

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L'Unione Europea spinge le auto elettriche

ma non sono nè etiche nè ecosostenibili

Per produrre le batterie occorre il cobalto che viene estratto nelle miniere da bambini di soli 6 anni

 

© - La Lanterna del Popolo (2023)

di Domenico Basile

Tutti noi facciamo largo uso di computer, tablet, smartphone, a cui in tempi più recenti si sono aggiunte anche le auto elettriche.

Ebbene non tutti sanno che la base fondamentale per il funzionamento di tali dispositivi sono i semiconduttori ed in particolare le batterie al litio.

Per produrre questi moderni ritrovati tecnologici, oltre al litio, sono pertanto necessari alcuni minerali primari pregiati, fra cui il coltan ed il cobalto.

Ma da dove giungono questi minerali necessari alla produzione di questi beni a cui oggi siamo ormai incapaci di rinunciare?

Ebbene il 62,52% della produzione mondiale di questi minerali proviene dall'Africa, di cui addirittura il 53,66% dalla Repubblica Democratica del Congo.

La Repubblica Democratica del Congo è quindi il maggior produttore mondiale di questi minerali, ma le condizioni deprecabili in cui lavorano i minatori nelle miniere artigianali, e l’impiego di bambini sono stati pubblicamente denunciati.

Il problema ha origine negli anni 1990, quando l’allora dittatore Kabila incoraggiò l’estrazione artigianale con l'istituzione delle zone di sfruttamento artigianale.

Le miniere legali, però, furono poche e questo generò la crescita esponenziale di miniere non regolamentate, dove l’estrazione avviene a mani nude, con l’impiego di arnesi rudimentali e senza alcun equipaggiamento protettivo, come mascherine, elmetti o guanti.

I minatori che lavorano nelle miniere congolesi in queste orribili condizioni, sono quasi sempre bambini, spesso impiegati nella raccolta, selezione e lavaggio del minerale nei pressi delle miniere, ma anche coinvolti nelle estrazioni sotto terra, in tunnel stretti e angusti, privi di aerazione e soggetti a crolli frequenti specialmente quando piove.

L’esposizione alle polveri ha poi notevoli conseguenze dannose per la salute di questi bambini, come malattie polmonari da inalazione di metalli pesanti, dermatiti da contatto, oltre a deformazioni muscolo-scheletriche per il sollevamento di pesi anche di 40 kg.

Come se non bastasse le indagini svolte da Amnesty International hanno evidenziato che gli agenti governativi sono perfettamente al corrente del lavoro minorile nelle miniere, ma che chiudono un occhio (anzi tutti e due n.d.R.) in cambio di tangenti.

Nonostante la sua straordinaria ricchezza in termini di risorse naturali e il suo potenziale sviluppo economico, la Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più poveri al mondo, ed è il secondo Paese più vasto del continente africano con circa 92 milioni di abitanti, di cui il 56% sono minori.

Circa l’80% dei bambini congolesi non gode dei diritti legati all’infanzia, e fra questi pare che siano oltre 40.000 i bambini impiegati nelle miniere nella ricerca del Contal (Tantalio) e del cobalto.

Il 65% dei bambini che lavorano nelle miniere hanno tra gli 8 e i 12 anni; a volte, gli altri bambini impiegati hanno invece un'età compresa tra i 6 e gli 8 anni, e risultano particolarmente adatti ad insinuarsi negli stretti cunicoli per l’estrazione del minerale.

Lavorano in condizioni estreme, per 14 ore, senza alcuna protezione e con salari pari a 2 dollari al giorno.

Il rischio di ammalarsi prima e più dei loro coetanei è molto alto, così come molto alto è il rischio di incidenti, anche mortali, sul lavoro a causa del trasporto di carichi troppo pesanti o per i crolli nelle grotte.

I bambini sono, inoltre, oggetto di maggiori soprusi e abusi, spesso brutalmente maltrattati e picchiati dai caporali e dalle guardie della sicurezza

Purtroppo sono molteplici i passaggi nella filiera di approvvigionamento dei minerali.

Si passa dai minatori artigianali che estraggono ai compratori locali che li acquistano, i quali rivendono a compagnie estere presenti in loco, che poi rivendono a compagnie estere che lavorano il minerale, che in seguito vendono ad altre compagnie che producono le batterie e che, infine, le rivendono ai grandi brand internazionali a noi noti, ed è soltanto con quest’ultimo passaggio che il minerale trasformato entra ufficialmente nel mercato globale.

Ebbene nonostante ciò, perfettamente consapevoli di quanto accade in Africa, e perfettamente al corrente dei metodi con cui si pervenga ad ottenere la materia prima necessaria per la produzione delle batterie l'Unione Europea ha deciso di spingere sull'acceleratore per imporre a tutti i paesi membri il divieto di immatricolazione di automobili dotate dei tradizionali motori termici a combustione interna, cioè alimentati a benzina o diesel.

Il governo italiano, però, certamente non animato da scrupoli di coscienza, ha deciso di opporsi fermamente a questa proposta, ritenendola "profondamente lesiva per il sistema produttivo italiano".

La realtà, però è che le auto elettriche non sono affatto etiche, perchè non si può tollerare che per poter avere auto elettriche si debbano sfruttare i bambini in questo modo, e neppure sostenibili perchè da un punto di vista ambientale i terreni limitrofi alle miniere sono ricchi di metalli pesanti, mentre i fiumi e le falde acquifere sono fortemente inquinate, mentre da un punto di vista sanitario nelle popolazioni si rilevano numerose malformazioni congenite.

Se questo è il prezzo da pagare, forse sarebbe opportuno fare un passo indietro e studiare alternative più etiche alle auto elettriche.