La Lanterna del Popolo

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La Flotilla l'ennesima provocazione

da parte della sinistra radical chic

Per fermare la strage dei palestinesi perpetrata da Israele serve l'intervento dell'O.N.U. e degli Stati Uniti

 

© - La Lanterna del Popolo (2025)

di Domenico Basile

La situazione tra Israele e i palestinesi è sempre più critica.

I bombardamenti israeliani si susseguono senza sosta e farne le spese è la popolazione palestinese che conta a migliaia i propri morti, una popolazione inerme che non può fuggire da nessuna parte e che viene massacrata in maniera indiscriminata, affamata e perseguitata nel più assordante silenzio da parte della comunità internazionale.

Tutti d’accordo nel riconoscere il genocidio dei palestinesi, ma nessuno disposto a fare qualcosa di concreto ad una carneficina che non ha nulla a che vedere con una guerra, dato che non c’è un esercito opposto ad un altro esercito, ma solo una nazione prepotente contro una popolazione inerme.

Anche la guerra ha le sue regole, ed esiste un codice chiamato Diritto Internazionale Umanitario che impone la distinzione tra combattenti e non combattenti proprio per minimizzare le sofferenze della popolazione civile.

Qualsiasi atto che violi questo principio è considerato un crimine di guerra, e sul fatto che il primo ministro israeliano Netanyahu sia un criminale di guerra credo che non ci sia alcuna ombra di dubbio.

Benjamin Netanyahu è stato condannato per crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia il 26 Maggio 2025, ma nessuno ha mai dato esecuzione alla condanna.

In questo contesto di pseudo immobilismo tutto tace: i bombardamenti proseguono e la comunità internazionale si dimostra ancora una volta del tutto incapace ed inadeguata ad intervenire per porre fine al conflitto.

Ecco che un giorno alcune persone decidono di intervenire per fare sentire in qualche modo la propria voce per manifestare il proprio disappunto nei confronti di uno sterminio di fronte al quale è difficile tacere.

Nasce così quasi spontaneamente una piccola flotta, la Global Sumud Flotilla, composta da circa 70 piccole imbarcazioni con a bordo oltre 800 persone provenienti da 44 paesi diversi che hanno ufficialmente inteso impegnarsi per una operazione umanitaria internazionale, senza precedenti. L’obiettivo è superare il blocco navale israeliano e raggiungere Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione stremata da bombe e fame.

Sono a bordo della Flotilla anche l'Europarlamentare del Partito Democratico Annalisa Corrado, il Deputato del Partito Democratico Arturo Scotto, l'Europarlamentare di Europa Verde Benedetta Scuderi ed il Senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti.

Se è vero che qualche parlamentare ha aderito all’iniziativa, forse pensando di fare una originale e più spartana crociera nel Mediterraneo, è però altrettanto vero che centinaia di deputati degli stessi partiti di riferimento come Elly Schlein e Giuseppe Conte, tanto per citarne un paio, hanno preferito restarsene comodamente a casa ad assistere alla vicenda.

Non c’è dubbio che l’intento ufficiale della Flotilla fosse quello di portare aiuti umanitari ai palestinesi, ma la modalità scelta è tutt’altro che condivisibile e, anzi, appare più come una manifestazione politica che una vera e propria missione di soccorso.

In effetti quali e quanti aiuti umanitari la Flotilla potrebbe mai recare nella Striscia di Gaza? Non sarebbero che una goccia nel mare.

In realtà non sembra che la Flotilla abbia tutta questa fretta di raggiungere le coste israeliane, con la consapevolezza di dover forzare il blocco navale con le conseguenze che potrebbero derivarne.

Non dimentichiamo che questa è una Flotilla non certo l'Armada Invencible di Spagna, che alla fine comunque subì una fine ingloriosa.

Il governo italiano si è perfino speso per invitare la Flotilla a dirigere le prue nella direzione opposta offrendo la possibilità di provvedere alla consegna degli aiuti umanitari in totale sicurezza attraverso lo Stato italiano, ma la risposta è stata negativa: bisogna raggiungere la Terra Santa.

A questo punto è chiaro che non siamo di fronte ad una missione di pace.

Lo stesso fatto che gli organizzatori abbiano rifiutato la possibilità di far arrivare gli aiuti tramite il canale ufficiale, ovvero attraverso lo Stato italiano, dimostra che la loro vera intenzione non è quella di aiutare la popolazione di Gaza, ma piuttosto di sfidare Israele direttamente attraverso una vera e propria provocazione, una mossa che rischia di innescare una pericolosa escalation e di rendere la situazione ancora più tesa, con esiti imprevedibili.

Questa non è una missione umanitaria: è una provocazione a scopi politici, una sorta di regata per radical chic che si permettono di giocare con una crisi umanitaria di portata mondiale, sfruttando la sofferenza della gente per motivi che nulla hanno a che fare con la pace o con il benessere dei palestinesi.

Le autorità israeliane, hanno già ampiamente dimostrato di non tollerare atti contro la loro sovranità, e potrebbero reagire in modo drastico a una violazione così evidente delle loro acque territoriali, creando un’escalation che potrebbe portare a violenze e danni non prevedibili, con gli attivisti che pretenderebbero poi perfino di essere protetti dalla Marina Militare Italiana,

L’impressione che se ne ricava è che questi attivisti stiano utilizzando una tragedia umanitaria per promuovere una causa che ha ben poco a che fare con la solidarietà e molto piuttosto con la propaganda politica finalizzata a un maldestro tentativo di creare seri problemi al governo italiano per poi poterne mettere in luce problematiche e/o eventuali falle o inefficienze.

Il genocidio palestinese dimostra però alcune cose: primo che dall'olocausto Israele e gli ebrei non hanno tratto alcuna lezione di vita, secondo che la soluzione al vergognoso genocidio palestinese ad opera di Israele non può essere ignorato o peggio ancora delegato a una Flotilla di desperados alla stregua della Prima Crociata di Pietro l'Eremita verso il Santo Sepolcro.

Non è possibile consentire a questa Armata Brancaleone del Mare il compito di salvare la popolazione palestinese al grido: “Vade retro Satan!”

La “Global Sumud Flotilla” è un’operazione che, purtroppo, non porta alcun beneficio concreto, né alla causa palestinese, né alla pace in Medio Oriente.

E' necessario l'intervento della comunità internazionale per porre fine a un conflitto che va avanti da circa 70 anni, è necessario l'intervento dell'ONU e del Consiglio di Sicurezza, se occorre anche ricorrendo alle maniere forti usate già in passato con dittatori del calibro di Saddam Hussein, Gheddafi e compagnia bella, per ridurre alla ragione e al dialogo Israele ed il suo criminale primo ministro Benjamin Netanyahu, ma non sarà facile.

Non dimentichiamo che se oggi è così difficile ridurre alla ragione lo stato di Israele la colpa è degli Stati Uniti che nel corso degli anni ne hanno favorito l’incremento esponenziale della macchina bellica.

Loro hanno creato il nostro … e loro dovranno ridurlo a più miti consigli.