La Lanterna del Popolo

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Riserva Naturale di Torre Guaceto

Veduta aerea della Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto

La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto, è situata a circa 15 Km a Nord di Brindisi, è una delle più famose a livello internazionale, ed è costituita da una riserva marina e da una riserva terrestre che comprende una rilevante zona paludosa.

La Riserva marina di Torre Guaceto è il tratto di mare delimitato dalla linea isobata a 50 metri e compreso fra le linee ideali perpendicolari alla costa situate all'altezza della Punta Penna Grossa e degli scogli dell'Apani; la riserva marina è divisa in tre fasce: la zona A di riserva integrale, la zona B di riserva generale, la zona C di riserva parziale

La Riserva terrestre di Torre Guaceto ha una estensione di circa 2.240 ettari, così suddivisi: 240 ettari di riserva integrale, e circa 2.000 ettari di area di rispetto.

La riserva integrale, comunemente definita "zona umida", in pratica si estende dalla Punta di Penna Grossa fino agli scogli dell’Apani, comprende la macchia mediterranea, il sistema dunale, i canneti, i lecceti secolari, ecc…, ed ha come confine a monte la SS 379; la riserva integrale è così divisa: 164 ettari appartengono al territorio di Carovigno e 76 ettari appartengono al territorio di Brindisi.

L'area di rispetto, invece, ha una estensione di circa 2.000 ettari a monte della SS 379 e comprende tutti gli oliveti secolari di Serranova compresi fra il Canale Reale, la linea ferroviaria e la linea ideale che ridiscende verso Punta Penna Grossa; nell'area di rispetto sono incluse anche le contrade Fiorentino, Montestazzo, Macchia San Giovanni, San Giuseppe, ecc...

La creazione del suo ecosistema è dovuta ad un fiumiciattolo di piccole dimensioni, di acqua sorgiva, tuttora esistente, che attraversa l’intera zona umida.

Canneto di Torre Guaceto

All'istituzione della Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto, si è giunti attraverso molteplici fasi.

Innanzitutto il primissimo passo è stato quello della firma della Convenzione Internazionale di Ramsar del 2 Febbraio 1971 relativa alle zone umide di importanza internazionale.

Poi c'è stato il Decreto del Presidente della Repubblica n° 448 del 13 Marzo 1976 che ha dato piena ed intera esecuzione alla Convenzione Internazionale di Ramsar.

Quindi con il Decreto Ministeriale n° 141 del 18 Maggio 1981, il Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste ha dichiarato l'area di Torre Guaceto zona umida di importanza internazionale.

Si è poi giunti, al Decreto Ministeriale del 4 Dicembre 1991, con cui il Ministro dell'Ambiente di concerto con il Ministro della Marina Mercantile ha istituito la Riserva Naturale Marina di Torre Guaceto.

Infine, con il Decreto del Ministero dell'Ambiente del 4 Febbraio 2000 è stata finalmente istituita la Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto.

La Mappa della Riserva Naturale di Torre Guaceto

La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto è gestita da un Consorzio misto fra l'amministrazione comunale di Carovigno, l'amministrazione comunale di Brindisi e l'associazione protezionistica World Wildlife Fund - WWF Italia.

La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto è importante per tutta una serie di motivi.

Ci sono alcune specie floreali e faunistiche che sono rimaste solo a Torre Guaceto, e la loro presenza rappresenta di per se un fatto importante, perché significa che la zona è assolutamente incontaminata.

C'è poi un parco marino dove le praterie di Posidonia a due metri di profondità, sono rilevanti; inoltre Torre Guaceto è una zona di ripopolamento, così come è dimostrato dall'alta concentrazione di pesce.

Ma la vera valenza, la grandiosità di Torre Guaceto dal punto di vista scientifico, è rappresentato dalla sua biodiversità: in nessun altro posto in Europa c'è un ecosistema, nel suo insieme così piccolo, ma capace di racchiudere una molteplicità di specie e di sistemi tanto concentrati.

Inoltre non esiste un altro posto con una duna con caratteristiche e altezze come quella di Torre Guaceto, sovrastata da macchia mediterranea, lecceti secolari, ginepri di 500-600 anni, una zona umida con gli stagnetti, un parco marino, una zona archeologica ancora assolutamente intatta, tutte cose, queste, che messe insieme fanno di Torre Guaceto un gioiello dal punto di vista scientifico.

Ginepro Secolare

Santolina delle Spiagge

La costa a Nord-Ovest di Torre Guaceto è caratterizzata dalla presenza di un ampio tratto di macchia mediterranea, una comunità vegetale distribuita in tutto il mediterraneo, composta da specie interdipendenti con caratteristiche comuni che le rendono adatte a vivere in un ambiente in cui il periodo caldo-asciutto può superare i 5 mesi e durante il quale cade in media il 10% della pioggia annuale.

Per ridurre la traspirazione e quindi la perdita di acqua conseguente alle temperature elevate le piante in maggior parte sempreverdi hanno le foglie ridotte, spesso aghiformi, rivestite di una cuticola cerosa o da una fitta peluria che da alle foglie un aspetto tormentoso.

La macchia mediterranea è protetta dal mare da un cordone dunale alto circa 10 metri che inizia dalla spiaggia di Punta Penna grossa.

Queste "colline" sono state create dal continuo apporto di sabbia da parte del vento e del mare sull'originario cordolo di depositi fluviali dei grandi corsi d'acqua un tempo presenti.

Il paesaggio che oggi appare, nonostante la sua rara bellezza, è ben diverso da quello originario presente sino allo scorso secolo a Torre Guaceto costituito dalla lecceta, una foresta sempreverde di leccio, una quercia diffusa in tutta l'area mediterranea.

L'intervento dell'uomo con il taglio indiscriminato e gli incendi ha ridotto drasticamente la sua estensione a pochi ettari, ed il suo posto è stato preso dalla macchia mediterranea arbustiva o macchia secondaria.

La zona di sabbia al limite del bagnasciuga è colonizzata da un tipo di vegetazione che ben si adatta al substrato mobile della sabbia; queste piante sono definite pioniere perché si insediano per prime in un determinato habitat modificandolo permettendo così il successivo insediamento di altre specie vegetali.

La calcatreppola marittima, l'euforbia marittima e la cakile contendono per prime la sabbia alle onde nella zona al limite del bagnasciuga, seguite immediatamente dalla gramigna delle spiagge, capace di fissare la sabbia con i loro rizomi; un'altra splendida pianta presente sul litorale sabbioso di Torre Guaceto è la santolina delle spiagge.

Il ginepro occupa la parte più alta delle dune, in genere è un arbusto alto circa 2 metri, invece a Torre Guaceto è presente nella rara forma arborea con alcuni esemplari ultrasecolari; le sue radici penetrano la sabbia in profondità assicurando così stabilità alle dune; i suoi frutti maturano ogni 2 anni.

Lentisco

Ginestra Spinosa

I piccoli sentieri della macchia tra le dune, sono costeggiati da un intrico fitto di arbusti di essenze tipiche della flora mediterranea che sotto il sole rovente dell'estate trasudano oli e resine ricche di profumo.

Il lentisco con frutti rossi a grappoli, forma cespugli che possono raggiungere i 5-6 metri di diametro offrendo rifugio e nutrimento a numerosi animali; la resina disseccata di questa pianta ottenuta attraverso l'incisione del fusto costituisce la "mastice" utilizzata fin dai tempi classici come gomma da masticare per rinforzare le gengive e profumare l'alito.

Lo sparzio villoso o ginestra spinosa con rami provvisti di spine, le foglie ridotte e piccoli fiori molto profumati.

Il cisto, una pianta dai fiori molto appariscenti indicata anticamente come la fonte della mirra, che trasuda gomma, il ladano utilizzata in profumeria; un'eccessiva presenza di questo arbusto può indicare che in precedenza la zona è stata colpita da incendi, in quanto la pianta riesce ad utilizzare al meglio le ceneri abbondanti dopo questi ultimi.

Il mirto, pianta sempreverde, con foglie e frutti dal profumo aromatico, per il suo contenuto in oli essenziali viene utilizzato in medicina nelle patologie delle vie respiratorie ed in cucina come condimento.

Cisto

Mirto

Il timo, pianta bassa con portamento a pulvino sferico con fiori di colore rosa rosso, usato in medicina come espettorante, trova impiego anche nella cucina e nella cosmesi.

Il giunco pungente le cui foglie aghiformi e flessibili erano utilizzate un tempo per fabbricare cestini.

Le bacche degli arbusti rientrano nella dieta di molti animali presenti nella zona, tra questi ricordiamo il tasso che scava le sue tane nelle dune sabbiose.

Un altro mammifero presente in zona è la volpe, le cui orme sono facilmente distinguibili nella sabbia; qui le volpi che vivono a stretto contatto con il mare hanno imparato a perlustrare l'arenile subito dopo le mareggiate alla ricerca di organismi marini spiaggiati dalle onde.

Spesso alla base dei cespugli pronti a rifugiarsi in caso di pericolo si incontrano rettili come il ramarro il cui manto dal color verde smeraldo, degrada nel tempo della riproduzione in un azzurro intenso.

Tra i serpenti il più comune è il colubro leopardino presente come in tutto il sud Italia.

Tra gli invertebrati più caratteristici vi è l'insetto stecco così chiamato per la sua grande capacità di mimetizzarsi tra i rami degli arbusti, questo grazie alla sua forma e al colore che può variare a seconda dell'ambiente in cui vive.

Da ricordare infine la mantide religiosa che deve il suo nome alla presenza di due arti anteriori raptori, utilizzati dall'animale per catturare le prede, che ripiegati, suggeriscono un atteggiamento di preghiera.

Ramarro Verde

Colubro Leopardino

La Riserva Naturale dello Stato di Torre Guaceto è una zona umida costiera di importanza internazionale, caratterizzata dalla presenza di un ampio fragmiteto costituito da cannuccia di palude.

Il termine zona umida deriva dall'inglese wetland ed indica una eterogenea serie di ambienti naturali con acqua dolce, salmastra o salata.

La distesa di canne è interrotta da chiari di acqua in collegamento con il mare, alimentati da polle di acqua sorgiva e da un fitto reticolo di canali interni di origine artificiale; queste vie di comunicazione sono soggette a risalita da parte di specie ittiche eurialine come i cefali e le anguille.

Gli ambienti umidi, oggi fortunatamente rivalutati e protetti, hanno goduto in passato di una pessima fama legata alla concezione diffusa che fossero luoghi malsani, zone che impedivano la coltivazione, ricettacoli di zanzare e malaria.

Le zone umide sono dei veri e propri tesori naturali, ricchi di diversità biologica, in cui si concentrano centinaia di uccelli attratti dalla grande disponibilità di cibo presente.

Falco di Palude

Civetta

Al vertice della piramide alimentare della zona umida di Torre Guaceto ci sono i falchi, di cui il più rappresentativo è il falco di palude o gheppio, che spesso si vede planare sul promontorio della torre per cacciare calandosi repentino da bassa quota nelle canne, ma all'interno della riserva c'è anche la civetta con il suo inconfondibile richiamo.

Nel fragmiteto, al riparo dagli occhi indiscreti dei visitatori, vivono diverse specie di uccelli dai richiami forti e strani, questo è il loro unico modo di comunicare nell'intrico della vegetazione in cui è molto difficile farsi vedere.

Tra i passeriformi di palude, uccelli dai colori criptici tendenti al bruno per meglio nascondersi tra le canne, il cannareccione il cui canto spicca sul sottofondo musicale della palude confondendosi con il coro di gracidii delle rane; la cannaiola che si muove con estrema agilità tra le canne dove fa il nido, di colore bruno uniforme con parti inferiori bianche e petto e ventre bianchi; il basettino e il forapaglie.

Folaga

Anatra

La vegetazione acquatica costituisce l'habitat ideale per i rallidi cui appartengono la gallinella d'acqua dalla struttura massiccia, nerastro dal becco e la placca frontale rossi, la folaga simile alla gallinella ma di dimensioni maggiori con becco e placca frontali bianchi e il porciglione animale dalle abitudini riservate solitarie, molto difficile da vedere, che deve il suo nome al richiamo comprendente una serie di note grugnanti.

La porzione centrale più profonda dei chiari d'acqua è colonizzata nei passi primaverili e autunnali dalle anatre, ottime nuotatrici con zampe palmate e piumaggio idrorepellente.

Gli ardeidi o aironi sono tra gli uccelli più presenti nella zona umida tra essi l'airone cenerino che si distingue dagli altri aironi per le grandi dimensioni, collo e testa bianchi con parti superiori grigie, per catturare le prede l'airone resta immobile all'aspetto, poi fa scattare il suo becco spinto dal lungo collo come una molla, cattura soprattutto pesci anfibi ed insetti acquatici; l'airone rosso più piccolo dal dorso e ali grigio scure e con lunghe penne color castano pendenti sul dorso.

La garzetta di dimensioni minori rispetto ai primi due è l'ardeide più diffuso nella riserva in gruppi di quattro o cinque esemplari, bianco con becco e zampe nere, spesso lo si incontra sulla riva del mare a caccia di piccoli pesci, la nitticora dagli occhi rossi e dalla livrea bianconera; il tarabuso il cui richiamo che ricorda il muggito del toro è udibile anche a grande distanza e il tarabusino che per la sua scarsa capacità di volo per sfuggire ai predatori si mimetizza tra le canne restando perfettamente immobile.

Airone Rosso

Garzetta

Altri uccelli presenti nella riserva sono i limicoli, tra cui il corriere grosso, il frullino ed il piro-piro piccolo.

Nella frenetica attività che caratterizza la vita negli specchi d'acqua si muove il ditisco un invertebrato dalla forma idrodinamica e dalle zampe posteriori larghe utilizzate per il nuoto, che vive sott'acqua respirando l'aria immagazzinata sotto le elitre.

All'ordine degli emitteri appartengono invece i geridi che, sfruttando il loro scarso peso e la presenza sulle zampe di peli idrorepellenti, scivolano veloci sul pelo dell'acqua a caccia di larve di ditteri.

Tra le specie non prettamente acquatiche ricordiamo gli odonati o libellule le cui uova, schiudendosi in acqua liberano le neanidi anch'esse acquatiche e voraci predatrici, da cui si sviluppano le libellule.

Il canneto è il regno degli anfibi tra i quali predominano la raganella e il tritone.

Un serpente caratteristico di questo ambiente è la natrice detta biscia dal collare per la presenza di una macchia bianca a forma di collare in prossimità della testa.

Più rara ma presente a Torre Guaceto è la tartaruga di palude.

Raganella

Tritone Crestato

La zona di mare costiera, antistante l'oasi di Torre Guaceto ed i territori limitrofi dei comuni di Brindisi e Carovigno è stata dichiarata riserva naturale marina nel 1991; la scelta di proteggere tale area è dovuta all'alta diversità biologica ed alla sua rappresentatività evidenziata da uno studio del WWF nel 1987.

La riserva marina si estende per circa 5 miglia marine, ed è delimitata nella parte a mare dalla linea batimetrica dei 50 metri, a circa un miglio dalla costa.

Per soddisfare le diverse finalità della riserva, questa è stata suddivisa in tre zone distinte: A, B e C.

La Zona A è riserva integrale in cui sono consentite solo attività di controllo e di interesse scientifico, previa autorizzazione.

La Zona B è riserva generale in cui è consentita la balneazione dall'alba al tramonto.

La Zona C è riserva parziale in cui oltre alla attività precedentemente menzionate è consentita la navigazione e la sosta di mezzi non a motore, sempre previa autorizzazione.

La zona mesolitorale o zona di marea è quel tratto di costa che durante la bassa marea è esposta all'atmosfera, durante l'alta marea invece è immersa.

La parte settentrionale della riserva, in prossimità di Penna Grossa, è caratterizzata da un ampio tratto sabbioso, spesso coperto di foglie e rizomi di posidonia, abitato soprattutto da molluschi fossori.

Nella parte ad est di Torre Guaceto una serie di insenature dai lati rocciosi degradano in una spiaggia sabbiosa.

Nel piano mesolitorale roccioso vivono specie che hanno la capacità di trattenere l'acqua durante il periodo di emersione e di aderire tenacemente al substrato per evitare di essere asportati dalle onde la cui pressione può raggiungere con un vento di 60 Km/h anche 200 Kg per centimetro quadrato

Tipici rappresentanti di questa zona sono i cirripedi, le patelle e l'anemone chiamato pomodoro di mare.

Altre specie mobili, durante la bassa marea, raggiungono profondità maggiori, come il granchio corridore, il granciporo ed i molluschi gasteropodi provvisti di conchiglia spiraliforme.

La spiaggia dell'area di riserva integrale è un'ampia insenatura sabbiosa ricoperta da grossi accumuli di posidonia ospitante anfipodi e isopodi.

Posidonia

Anemone

La zona infralitorale va dal limite inferiore della zona di marea sino alla profondità in cui non è più possibile lo sviluppo delle alghe fotofite e della posidonia.

La zona può essere ulteriormente suddivisa a seconda se i suoi fondali siano rocciosi o sabbiosi.

La zona infralitorale a fondale roccioso è caratterizzata nei primi metri da un enorme sviluppo delle alghe, tra queste specie spicca la cistoseira, un'alga bruna, una specie di minuscolo cipresso sottomarino che può formare densi popolamenti monospecifici tra le cui fronde si rifugiano numerosi organismi.

Tra le alghe più diffuse a Torre Guaceto vi è l'acetabularia che fa pensare per la sua forma ad un ombrellino, la monetina di mare, un'alga verde che ricorda delle monetine addossate una all'altra ed infine la coda di pavone, un'alga bruna simile ad un imbuto.

Tra i cnidari diffusi sono gli anemoni caratterizzati da tentacoli provvisti di cellule urticanti.

La stella marina più diffusa è la stella rossa, sempre tra gli echinodermi ricordiamo i ricci, la cui presenza si fa invadente soprattutto in autunno e primavera, rappresentati dall'arbacia lixula e dal paroacentrotus lividus, erroneamente considerati il maschio e la femmina di una stessa specie.

Con l'aumentare della profondità le alghe si fanno più rade dando la possibilità ad un maggior numero di organismi di aderire al substrato.

Ombrellino di Mare

Stella Rossa

Più facilmente evidenziabili sono le spugne, tra queste ricordiamo la spugna a canne d'organo di colore giallo, il termine aerofoba deriva dalla caratteristica che queste spugne hanno di cambiare colore istantaneamente, una volta esposte all'aria.

Tra le spugne marroni molto diffuse sono quelle appartenenti alla famiglia delle chondrosidae, sotto i blocchi rocciosi spicca la spugna rossa per i suoi colori vistosi che vanno dal rosso arancio al rosso e la più rara spugna canna.

Accanto a questi organismi ve ne sono centinaia meno visibili e riconoscibili solo da occhi esperti.

Appena al largo di Torre Guaceto, grandi praterie di posidonia ricoprono i fondali di sabbia chiara.

Si tratta di vere e proprie piante superiori adattate alla vita sottomarina, formate da apparati radicali complessi con foglie fiori e frutti.

Spugna Canna

Bavosa Bianca

La zona infralitorale a fondale sabbioso è l'habitat delle fanerogame marine le quali, al contrario delle alghe, con i loro apparati radicali hanno la possibilità di svilupparsi su fondali sabbiosi.

Nella laguna di Torre Guaceto, dove l'acqua ha una salinità inferiore alla media, a causa dell'apporto di acqua dolce da parte della zona umida, è presente, sino alla profondità di 5 metri la zostera.

Con l'aumentare della profondità ed il ripristino della salinità viene sostituita dalla posidonia la cui estensione in alcuni punti è tale da parla re di prateria.

Si tratta di un habitat tipicamente mediterraneo caratterizzati da alta diversità biologica in quanto offre rifugio a numerosi organismi, alcuni dei quali vivono e si nutrono alla base delle piante, altri ancora tra le foglie, altri ancora sulla superficie di queste.

Ne è un esempio il riccio di prateria che deve il suo nome scientifico alla forma sferica punteggiata da grani bianchi.

L'unico antozoo presente in questo ambiente è il cerianto che si fissa al fondale tramite un involucro esterno, chiamato tubo che può penetrarvi sino ad un metro.

Spugna Rossa

Riccio di Prateria

Altri organismi molto appariscenti sono alcuni policheti sedentari chiamati anche, per la loro forma, fiori di mare; in realtà lo stelo è costituito da un involucro secreto dall'animale e i petali sono cirri che, muovendosi, convogliano particelle verso l'apparato boccale.

Oltre i 20 metri di profondità l'intensità della luce comincia a diminuire, scompaiono le alghe verdi ed al loro posto troviamo le alghe rosse; molte di queste hanno scheletro calcareo per cui sono chiamate anche alghe calcaree o coralline.

Alla loro morte insieme ai gusci calcarei di molluschi briozoi e antozoi, contribuiscono alla formazione di roccia organogena, sulla quale si accrescono altri organismi, la cui concentrazione e appariscenza hanno poco da invidiare alle barriere coralline: tale associazione viene detta coralligeno.

Sciarrano

Scorfano

Per la diminuita incidenza della pesca nella zona, abbondanti sono i pesci sia nel numero di specie che in quantità.

Possiamo distinguere tra pesci nectonici, che trascorrono la maggior parte del tempo nuotando, con una struttura atta a tale scopo e pesci bentonici, che vivono a stretto contatto con il fondo.

Tra questi sono molto comuni i labridi, che frequentano le praterie di posidonia, mentre il più diffuso è la donzella; le femmine di questa specie, di dimensioni più piccole, crescendo diventano maschi cambiando anche livrea, è inoltre loro abitudine costruire con frammenti di posidonia dei piccoli nidi in cui depongono le uova.

Tra i serranidi molto conosciuto è lo sciarrano, la cui forte territorialità lo porta sfidare anche l'eventuale subacqueo che gli si avvicini.

E' facile imbattersi in gruppi di triglie che con i loro barbigli muovono la sabbia in cerca di cibo.

Mimetizzati perfettamente sul fondale roccioso ci sono gli scorfani, pesci bentonici per eccellenza in quanto, anche per nutrirsi, rimangono immobili sul fondo catturando la preda con un rapido scatto.

Tra i pesci nectonici che più facilmente si avvicinano alla costa vi sono i cefali, i quali spesso risalgono i canali che collegano il mare con la zona umida, alla ricerca di cibo.

Le salpe sono invece l'unico pesce erbivoro presente in questo ambiente e spesso si incontrano grandi branchi intenti a pascolare.

Gli sparidi infine, come il sarago, il dentice, la mormora in altre zone ambite prede dei pescatori per le loro carni pregiate, hanno nella riserva marina di Torre Guaceto la possibilità di riprodursi in tranquillità.

Sarago

Grongo

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