La Lanterna del Popolo

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La povertà e la carenza di lavoro sono i

primi fattori che favoriscono il clientelismo

Centri per l'Impiego inutili, Ispettorati del Lavoro collusi, datori di lavoro arroganti e senza scrupoli

 

© - La Lanterna del Popolo (2023)

di Domenico Basile

La crisi impazza, i prezzi aumentano e la povertà è sempre più diffusa in vari strati della popolazione.

Nella nostra piccola realtà la povertà ha raggiunto livelli inimmaginabili fino a pochi anni fa.

Le famiglie non hanno i soldi per pagare le bollette, per fare la spesa, ed sono ormai sull’orlo del fallimento.

Per molti il Reddito di Cittadinanza era l’unica fede in cui sperare.

Ma occorre fare subito un distinguo.

Al netto di coloro che sono affetti da una disabilità, ci sono tante persone che vorrebbero lavorare, così come ce ne sono tante che non vogliono affatto lavorare, anzi, se possibile vorrebbero solo essere mantenute, se possibile vita natural durante.

I primi non riescono a ricollocarsi nel mondo del lavoro per svariati motivi: età avanzata, problemi di salute, o competenze insufficienti per ricoprire la mansione richiesta.

Per questi un percorso di formazione e reinserimento potrebbe essere utile, se svolto all'interno di un'azienda allo scopo di una successiva assunzione, rispolverando i vecchi, ma efficaci, contratti di formazione e lavoro.

Per i secondi invece non c'è speranza perchè si tratta di soggetti pigri, privi di qualsiasi iniziativa, abituati a non far nulla dalla mattina alla sera, dediti all'alcol, o affetti da ludopatia, abituati all'occorrenza a vivere di espedienti, e soliti ciondolare per le strade come delle mine vaganti, senza uno scopo nella vita se non quello di esistere.

Questi sono i cosiddetti parassiti della nostra società, la palla al piede della collettività: sono sempre esistiti fin dall'antichità e ci saranno sempre, ma noi vogliamo occuparci solo dei primi, coloro che almeno hanno la volontà di ambire a una vita migliore.

Per costoro, i Centri per l'Impiego, potrebbero essere utili per trovare un posto di lavoro, ma si sono rivelati degli enti inutili che non hanno mai trovato lavoro a nessuno.

Se poi qualcuno riesce in qualche modo a trovare un posto di lavoro, il più delle volte deve fare i conti con datori di lavoro arroganti e senza scrupoli, che gli impongono un orario di lavoro superiore al normale, molto spesso senza contributi oppure con una contribuzione ridotta all'osso al solo scopo di autotutelarsi.

In tal caso, data la latitanza dei sindacati, sarebbe sufficiente poter rappresentare le proprie rimostranze all'Ispettorato del Lavoro, ma non lo fa mai nessuno poichè una azione di questo tipo implicherebbe il ritrovarsi licenziato, spesso con l'impossibilità di poter ritrovare lavoro nello stesso settore o nello stesso paese.

L'ispettorato del Lavoro dal canto suo potrebbe fare molto ma non fa nulla.

Infatti, quando questo ufficio viene incaricato di ispezionare un luogo di lavoro, guarda caso, parte subito una telefonata che avvisa il datore di lavoro che è in arrivo un'ispezione.

Ecco che questo ha tempo e modo di allontanare tutti i dipendenti non assunti regolarmente, o di contattare il consulente per far partire subito una assunzione di breve durata per regolarizzare il lavoratore in nero.

Come combattere questa piaga?

Rivoluzionando il sistema con la creazione di un ente unico INPS che assorba competenze e dipendenti dell’Ispettorato del Lavoro e dei Centri per l'Impiego; un solo ente che si occupi dell’offerta di lavoro, della formazione, delle assunzioni, dei licenziamenti, della contribuzione, della regolarità dei rapporti di lavoro.

Ma, in attesa di scelte coraggiose, dobbiamo chiederci quali potrebbero essere le conseguenze di un tasso di povertà crescente?

Innanzitutto i Servizi Sociali dei vari comuni saranno inondati da sempre maggiori richieste di aiuto da parte degli indigenti che hanno bisogno di aiuto per poter vivere.

I servizi sociali comunali non sono in grado di fronteggiare l'emergenza povertà, e non esiste un interesse politico a risolvere il problema.

Infatti la precarietà lavorativa assicura al politico la possibilità di poter gestire i posti di lavoro in maniera del tutto clientelare per il proprio tornaconto.

Chi ha bisogno di lavorare dovrà rivolgersi a lui, inginocchiarsi, baciare l'anello, insomma fare professione di fede, raccontargli di averlo votato, e lui, dall'alto della sua straordinaria magnanimità, con fare paterno gli concederà la possibilità di lavorare 2 o 3 mesi durante l'estate, ma non gli concederà mai la possibilità di potersi affrancare con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, poichè ciò lo renderebbe un uomo libero.

Attraverso questa semplice quanto perversa operazione il mercato del lavoro resta nelle mani di pochi e il clientelismo continuerà a regnare e la giostra della politica seguiterà a girare.